Con la primavera già inoltrata si registrano gli arrivi dei più ritardatari. Alcuni uccelli migratori con l’approssimarsi dell’arrivo di giugno sono già pronti a rimettersi in viaggio verso le proprie aree di svernamento.
Le rotte che seguono sono il risultato di migliaia di anni di selezione naturale e possono dipendere da variazioni stagionali e climatiche. Per questo studiare gli uccelli migratori ci permette di capire fenomeni come i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale. Il calendario degli arrivi e delle partenze può essere però suscettibile in base a diversi fattori ambientali e stagionali.
Rigogolo (Oriolus oriolus)
Tra gli uccelli migratori che, in primavera, tornano in Italia per nidificare, il Rigogolo è sicuramente uno dei più belli. Il maschio è giallo squillante con ali e coda nere, mentra la femmina e i giovani sono di un delicato color cedro, con ali e coda scure. Questa specie è chiamata, “lu Beccafiche”, probabilmente per l’abitudine di nutrirsi di frutta, fino al XVIII secolo la specie era chiamata Beccafico reale, il vero Beccafico (Sylvia borin), però è un uccello diversissimo.
Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula)
Il Ciuffolotto è un passeriforme che ama vivere riparato tra la vegetazione fitta dei boschi di montagna e di collina. Questa specie, dal becco corto e robusto, è riconoscibile grazie al suo piumaggio, folto e soffice, e dal panciotto paffuto o rosato come una pesca noce: dall'Irlanda fino alla Kamchatka (in Russia) e al Giappone. In Italia il suo areale riproduttivo è legato a foreste di conifere a quote medie e alte, tra gli 800-2.000 m di quota, delle Alpi e dell’Appennino, fino alla Calabria settentrionale. Il nome Ciuffolotto deriva dalla parola “ciufolare”: suonare lo zufolo, un flauto il cui suono ricorda il verso del ciuffolotto. Questo uccello per via della sua calotta di colore nera è soprannominato anche monachino.
Beccafico (Sylvia borin)
Il vero Beccafico, l’uccello con gli occhi bistrati di bianco (che nonostante quanto suggerito dal nome si nutre di insetti in primavera e di bacche in autunno), si spinge per lo svernamento fino in Sudafrica. In Italia il suo areale riproduttivo è limitato all’arco alpino, tra i 1.000 e i 1.800 m sul livello del mare, oppure in qualche zona dell’Appennino centro-settentrionale.
Ghiandaia marina (Coracias garrulus)
La Ghiandaia marina è un uccello bellissimo con una livrea tropicale di colore turchese, non molto diffuso in Italia (si stimano circa 500-1000 coppie). Questa specie appartiene all’ordine dei Coraciformi: di quest’ordine il Martin pescatore, l’Upupa, il Gruccione e la Ghiandaia marina sono gli unici rappresentanti presenti sul territorio italiano.
Falco della regina (Falco eleonorae)
Il Falco della Regina, rapace tra i più belli in Italia, è uno di quegli uccelli che va a svernare molto lontano, fino in Magadascar. La popolazione italiana, si concentra in 10 colonie: sei in Sicilia e quattro in Sardegna, per un totale di circa 700 coppie. Il nome scientifico, “eleonorae”, gli è stato dato in onore di Eleonora d'Arborea (regnante del Giudicato di Arborea, l’attuale zona centrale della Sardegna, dal golfo di Oristano ai monti del Gennargentu) che nella Carta de Logu - promulgata nel 1392 - lo ha dichiarato specie protetta. Nel 1980 la LIPU ha formato un gruppo di volontari sull'isola di San Pietro che potesse proteggere la colonia dai bracconieri. Nel 1991 poi è stata istituita l'Oasi LIPU di Carloforte, dove i falchi vengono controllati.
Tra le altre specie che ritornano in Italia intorno al mese di maggio ci sono lo stiaccino, il pigliamosche, la quaglia, la cannaiola verdognola e la cannaiola comune, l’averla piccola.