Cosa sarà del nostro futuro? Prima o poi se lo chiedono tutti, anche i più ottimisti.
Giovanni è socio della Lipu dal 1976 e mi ha scritto una lettera che è piena di preoccupazione, ma che mi ha dato anche molta speranza:
“Sono sempre stato un appassionato osservatore della natura e specialmente degli uccelli. Mi sembra di ricordare di aver trovato l'invito all'iscrizione alla LIPU, che allora non conoscevo, all'interno di un fumetto o di un settimanale e ho deciso di iscrivermi subito. Ricordo ancora che, un giorno di giugno, al ritorno dall'università, mia mamma mi disse che era arrivato un giornale per me: era il mio primo numero di Pro Avibus (Pro avibus è stata la prima rivista dei soci della LIPU, poi diventata Uccelli, Ali Notizie e infine, dal 2003, Ali. N.d.R.) che aveva sulla copertina un bellissimo disegno di un rigogolo. Da allora ho continuato a essere socio, ora con i capelli bianchi, ma con lo stesso entusiasmo.
Ho condiviso le amarezze per le sconfitte e le gioie per i successi, e continuo a mantenere i contatti con la sezione LIPU locale con la quale abbiamo organizzato alcune belle liberazioni di rapaci. Quello che attualmente mi preoccupa di più è la situazione della campagna, dove sono nato. Ricordo come era un tempo, ricca di biodiversità e di specie animali e vedo invece con rammarico il degrado a cui è sottoposta oggi. Allodole, averle piccole, saltimpali, quaglie, torcicolli, passere mattugie, cuculi ed altre specie, un tempo comuni, sono ormai introvabili. Ricordo stupendi filari di vite maritati con l'acero campestre e il pioppo, i lunghi filari di gelsi dove numerose specie nidificavano e i fossi frequentati da innumerevoli rane, tritoni, bisce d'acqua e pesci autoctoni, fiancheggiati da maestosi salici.
Ovunque balestrucci e rondini volavano rasenti le strade in ghiaia e i campi di frumento, increspando l'acqua dei fossi al loro passaggio. Ora pochissimo resta di tutto questo, la campagna è diventata, per il territorio che frequento, un deserto piatto di monocolture, dove è stato eliminato qualsiasi albero, piena di diserbanti e veleni, assediata dai capannoni delle zone industriali, priva di profumi e di fiori. Che tristezza!! Cosa possiamo fare per invertire questa tendenza? Mi piacerebbe che la LIPU destinasse la maggior parte delle sue risorse alle oasi, che possono contribuire a conservare la biodiversità e tante specie animali.
Possiedo un piccolo terreno e ne ho lasciata incolta una parte, dove ora ci sono grandi pioppi e alla base intricati arbusti. Tutto questo non senza qualche sacrificio economico, che finora mi è stato ripagato abbondantemente con la presenza e la nidificazione del picchio rosso maggiore, del rigogolo e di altri passeriformi, e con lo stupendo ed emozionante canto dell'usignolo a primavera. Vi seguo, buon lavoro.”
Nessuno può sapere davvero cosa sarà del nostro futuro. Però possiamo salvare un angolo di giardino per vedere tornare il picchio rosso, l'usignolo, il rigogolo e sperare che i nostri ragazzi possano scoprire di nuovo i profumi e i colori della campagna come l'abbiamo conosciuta noi.
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