“La proposta della Commissione contiene segnali incoraggianti coerenti con gli impegni recentemente presi al summit sulla biodiversità di Nagoya per avere entro il 2020 un’agricoltura sostenibile – afferma Ariel Brunner, responsabile della politiche europee di BirdLife Europa - Ma è giunto il momento per e i governi europei di avere quel coraggio e determinazione necessari a trasformare una politica che storicamente è stata criticata per il suo protezionismo anziché essere un motivo di orgoglio agli occhi del mondo” .
Il miglioramento più importante relativo ai pagamenti diretti contenuto nella proposta è quello di legare il pagamento unico aziendale all’assunzione di impegni ambientali significativi come la rotazione agronomica e il set aside ambientale. Un aspetto però affrontato in modo generico, e che non convincerà i detrattori della PAC sull’opportunità di mantenere gli attuali livelli di spesa, che raggiungono un ammontare ingente, pari a poco meno della metà dell’intero bilancio comunitario. Un approccio insufficiente che però rischia di trasformare le buone intenzioni in una mera operazione di green washing.
Altre preoccupazioni derivano dal fatto che, in merito al primo pilastro, non sia prevista la condizionalità (ossia il legare la concessione di sussidi al rispetto delle norme esistenti, ossia ambiente, sanità pubblica e salute degli animali) per solo tre pagamenti sui cinque proposti. Una proposta che rende perplessi: i pagamenti pubblici dovrebbero assicurare benefici a tutta la società, in particolare in un periodo di crisi economica e ambientale.
Riguardo alle proposte di cambiamento del secondo pilastro, la Lipu accoglie favorevolmente il riferimento all’agricoltura ad alto valore naturalistico e alla rete Natura 2000. Questi sistemi agricoli e questi siti producono grandi quantità di beni pubblici e sono ancora quasi completamente trascurati dall’attuale politica agricola. Tuttavia, Lipu e BirdLife si aspettavano impegni più chiari e precisi, considerata l’importanza di questi aspetti e gli impegni istituzionali dell’Unione europea in tal senso (Direttive).
Tra le proposte fonte di delusione, c’è la mancanza di riferimenti espliciti agli schemi agroambientali che sono fondamentali poiché ricompensano gli agricoltori per i benefici ambientali che posso apportare e giocano un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi europei sulla biodiversità. “Gli schemi agroambientali - dichiara Patrizia Rossi, responsabile agricoltura Lipu - che in passato hanno portato a importanti risultati per l’ambiente ma anche un calo di adesioni da parte degli agricoltori, dovrebbe indurre la Commissione a incentivarli, piuttosto che ignorarli”.
La Lipu si augura che l’Unione europea attui un’attenta valutazione di tutte le opzioni che propone. Non è più rinviabile – conclude la Lipu - il momento di dare priorità agli agricoltori che, producendo cibo di qualità, contribuiscono anche a migliorare l’ambiente, e che costituiscono una base per un futuro migliore non solo per la biodiversità e la natura, ma anche per lo stesso settore agricolo e la sicurezza alimentare.